PRESENTAZIONE SABATO 16 DICEMBRE alle h.10 -
durante il convegno ARPAT
presso la Biblioteca dell'Isolotto, in via Chiusi 3, a FIRENZE.
Voluto dagli amici, apicoltori e non, e dalle associazioni per cui tanto
si è adoperato,
il volume che raccoglie una sua ricerca non conclusa
vuole offrire un ulteriore saluto al suo autore.GIOTTO ULIVI - «Chi lo ricorda oggi? Forse solo quei quattro gatti del “Giotto
fan Club”,un’associazione fantomatica a cui ho iscritto (a loro insaputa)
le persone che nel tempo ho contattato per raccogliere notizie.
Ma chi era costui? L’Ulivi non era certo passato inosservato attraverso
il suo tempo. Anzi. Tenace osservatore della natura, appassionato apicoltore,
gran parlatore, cultore dei classici, polemista incallito dalla penna facile,
non ha però mai dimenticato di essere anche un prete, e non il solito
pretino di campagna. Egli ha percorso l’800 consapevole dell’importanza
del momento storico ed ha cercato di partecipare agli avvenimenti più
da attore che da spettatore. E questo, a parte un “infortunio” che gli costò un
paio di mesi di prigione (ma era ancora giovane), dedicandosi con costanza
all’educazione,oltre che delle anime, delle menti che allora, come ora del resto,
ne avevano tanto bisogno. In tempi così grami i suoi parrocchiani erano
sicuramente più ignoranti ed affamati che peccatori, perché in fin dei conti
è vero che pecca solo chi è consapevole. Quindi con il suo magistero
non faceva altro che seguire le orme di tanti altri più o meno sconosciuti
che si adoperavano, sull’esempio del Lambruschini e del Ridolfi, l’uno religioso
e l’altro nobile, a coniugare fede e libertà. Era un seguace di quel cattolicesimo
liberale non clericale di cui oggi si torna a sentir parlare, per cui la prima libertà nasce dall’affrancamento dall’ignoranza. Certo, l’obiettivo che si proponevano non era
“conoscere per deliberare”, ma “conoscere per sfamarsi”, questo sì.»
(M.Accorti)